Il Patronato alla ricerca del Lavoro

Uil Nazionale, Uil Abruzzo, Uiltemp@, Ital Nazionale

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Il Patronato alla ricerca del Lavoro - L'Aquila, 3 Novembre 2015

L'intervento dei patronati in materia di mercato del lavoro e nell'incontro di domanda e offerta di lavoro. Iniziativa Uil Nazionale, Uil Abruzzo, Uiltemp@, Ital Nazionale. Conclusioni di Guglielmo Loy, segretario nazionale Uil.

La Relazione di Gabriele Di Mascio:

IL PATRONATO ALLA RICERCA DEL LAVORO

03/11/2015

GABRIELE DI MASCIO

Nell’europea a 15 paesi, il 50% dei disoccupati ha contattato un servizio pubblico per l’impiego, mentre il 24% un’agenzia privata autorizzata. In Italia, invece secondo l’ISTAT, l’89% di chi cerca lavoro si rivolge ad amici, conoscenti e parenti, percentuale che è cresciuta dal 2008 ad oggi.

Considerando i circa 22,4 milioni di occupati rilevati dall’ISTAT nel 2012 e scomponendo tale platea per canale di ricerca del lavoro, scopriamo che i Centri per l’impiego e le APL intermediano una quota di lavoratori occupati che non supera il 6%.

La dimensione informale è e resta il principale canale di reclutamento.

Certamente l’entità degli investimenti, insieme alla scelta su dove impegnare le risorse sono fattori che determinano le strategie di governo delle politiche del lavoro e hanno condizionato il ritardo che l’Italia sconta, rispetto agli altri paesi europei, nello sviluppo di una rete efficiente dei servizi di intermediazione e collocamento.

Considerate che nel nostro paese, della spesa complessivamente impiegata per le politiche del lavoro, la quota destinata ai servizi è inferiore al 2%, quella per le politiche attive supera di poco il 18%, mentre la gran parte, delle risorse, l’80%, è destinato alle politiche passive. Se andiamo ad analizzare le dotazioni di personale dei CPI, scopriamo che in Italia abbiamo meno di 9mila operatori, contro i 50mila della Francia e i 78mila del Regno Unito e che in questi Paesi, negli ultimi anni hanno investito sul personale, assumendo nuovi operatori, mentre l’Italia ha fatto la scelta opposta, diminuendo il personale.

Tutto ciò comporta che mentre in Germania e Regno Unito, la quota di popolazione attiva per operatore dei servizi pubblici per l’impiego, è pari a 500 a 1, in Italia il rapporto è di 3.000 a 1.

Questi pochi dati fotografano e spiegano anche i motivi della modesta capacità di intermediazione dei servizi pubblici e privati, rispetto al resto dei paesi Europei e pongono l’accento sulla necessità di superare la visione dualistica tra pubblico e privato, a favore di un’ottica cooperativa della gestione dei servizi del mercato del lavoro.

È questo il contesto in cui l’Ital Uil si inserisce e il terreno di gioco dove dovrà misurarsi. Ma andiamo con ordine e soprattutto capiamo cosa c’entri il Patronato con i servizi e il mercato del lavoro.

Da una parte, ai sensi dell’art.6 del Decreto legislativo n. 276/2003 (legge Biagi), così come modificato dalla L. 15 luglio 2011, n. 111, tutti i patronati ed ovviamente tra essi il Patronato Ital Uil, sono autorizzati a svolgere, su tutto il territorio nazionale attività di intermediazione al lavoro e offrire così un servizio di: informazione, orientamento, incontro domanda e offerta e accompagnamento al lavoro.

Dall’altra, la legge di Stabilità 2015 ha previsto la possibilità per i patronati di intervenire in materia di mercato del lavoro e di poter svolgere, mediante apposite convenzione con soggetti pubblici e privati, attività di sostegno, di informativa, di consulenza, di servizio e di assistenza tecnica. Quindi dando la possibilità di diversificare in modo trasparente e pienamente legittimo l’attività del Patronato. 

Nel mezzo c’è il recente Decreto legislativo n. 150/2015 che riordina la normativa in materia dei servizi per il lavoro e di politiche attive e riporta in capo allo Stato centrale la governance delle politiche attive per il lavoro.

Di tutto il testo di riforma, voglio citare solo 3 elementi di novità che ci toccano da vicino e contribuiscono a dare ulteriore motivazioni nel perseguire questa nuova strada, che rappresenta una fetta importante della nuova e diversa attività che secondo il legislatore il Patronato deve impegnarsi a realizzare nel prossimo futuro.

Il primo elemento è rappresentato dal fatto che il Decreto legislativo n. 150 enuncia esplicitamente l’obbligo da parte di regioni e provincie autonome, di definire i propri regimi di accreditamento in coerenza con il sistema di autorizzazione nazionale e di includere quindi anche i soggetti autorizzati in regime particolare, come il Patronato.

Questo aspetto è molto importante perché attraverso questa norma, tutti i sistemi di accreditamento regionali, e non solo alcuni, come è stato fin ora, dovranno prevedere i Patronati come soggetti riconosciuti a chiedere l’accreditamento ai servizi per il lavoro.

Secondo aspetto è che l’iscrizione dei soggetti autorizzati in regime particolare, quindi i Patronati, all’Albo informatico delle Agenzie per il lavoro, nella sezione intermediazione, comporta automaticamente anche l’iscrizione alle sezioni ricerca e selezione e supporto e ricollocazione del personale.

Quindi maggiore possibilità di intervento e maggiori responsabilità.

Ultimo elemento, è relativo a quanto previsto dall’art. 18 del Decreto, secondo il quale i servizi e le misure di politica attiva del lavoro possono essere svolte in forma integrata dai CPI, mediante il coinvolgimento dei soggetti privati accreditati sulla base dei costi standard definiti dall’ANPAL, la nuova Agenzia Nazionale delle politiche Attive del Lavoro.

Quindi possibilità di essere remunerati per i servizi erogati. Condizione necessaria per la sostenibilità del servizio e per la realizzazione di progetti e iniziative concrete come questa che è nata in Abruzzo, grazie al contributo della UILTemp, della UIL Abruzzo e dell’ITAL.

Ci troviamo quindi di fronte a un dedalo di novità normative che si intrecciano tra loro e che indicano chiaramente la strada nuova e parallela che il Patronato deve perseguire.

L’Italia, come ho già detto prima, è uno dei paesi che maggiormente sconta un ritardo nello sviluppo di una rete efficiente di intermediazione e collocamento, ma soprattutto sconta un ritardo nello sviluppo di una stretta cooperazione tra le APL, gli operatori del terzo settore, gli organismi della bilateralità, le scuole e le Università.

Il piano di intervento sulla Garanzia Giovani sta rappresentando la prima grande sperimentazione di un nuovo modello di sviluppo dei servizi a rete per il lavoro.

L’ingresso del Patronato, tra la platea degli operatori riconosciuti a occuparsi del mercato del lavoro, apre una riflessione anche sulla nostra capacità di collaborazione e sulla nostra attitudine a far cooperare i vari attori che operano nel settore, in una logica di filiera dei servizi.

Il Patronato quindi non solo ente di servizio ma anche connettore sociale con la funzione di collegare a rete tutti i soggetti coinvolti e potenzialmente interessati, dalle APL alle Università, passando per le scuole e gli operatori del Terzo Settore. Senza dimenticare che al centro della nostra azione c’è sempre l’interesse del cittadino e nel caso specifico delle persone in cerca di un occupazione.

Su questo principio di collaborazione e per non lasciare nulla di intentato e non disperdere le opportunità di occupazione locali, è nato via PAL – lo Sportello per le Politiche Attive per il Lavoro che ci auguriamo possa rappresentare una opportunità in più e speriamo vincente, per chi è in cerca di lavoro. 

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